I rischi psicosociali e la dimensione tecnostress: misure correttive e prevenzione
Con l’avanzare della digitalizzazione, il tecnostress emerge come un rischio significativo per la salute psico-fisica dei lavoratori. Un documento della CIIP offre approfondimenti e soluzioni. La digitalizzazione, se da un lato ha migliorato l’efficienza operativa, dall’altro ha introdotto nuove sfide per il benessere dei dipendenti, tra cui l’aumento della pressione per essere sempre connessi e la difficoltà nel disconnettersi dal lavoro.
Cos’è il tecnostress e perché è un rischio?
Il tecnostress è legato all’uso intensivo di tecnologie digitali, con effetti sullo stress lavorativo. La CIIP ne analizza cause e conseguenze, evidenziando come l’eccessivo carico informativo, la mancanza di formazione adeguata sull’uso degli strumenti digitali e l’obsolescenza tecnologica possano contribuire all’insorgenza di questo fenomeno. Un esempio pratico è rappresentato dai lavoratori che, costretti a utilizzare software complessi senza un’adeguata formazione, sperimentano frustrazione e ansia, riducendo la loro produttività e aumentando il rischio di errori.
Lista di controllo e interventi per la prevenzione
Il documento include una check list per valutare il rischio tecnostress e suggerisce interventi su tre livelli: primario, secondario e terziario. La lista di controllo comprende indicatori come il tempo trascorso davanti allo schermo, la frequenza delle interruzioni digitali e la soddisfazione nell’uso della tecnologia. Per quanto riguarda gli interventi, la prevenzione primaria potrebbe includere la progettazione di ambienti di lavoro ergonomici e la limitazione delle notifiche non urgenti. La prevenzione secondaria potrebbe focalizzarsi su workshop per migliorare la digital literacy, mentre la terziaria su programmi di supporto psicologico per chi già manifesta sintomi di stress.
“La dimensione tecnostress indaga le modalità di rapporto con la tecnologia, in termini di pervasività, usabilità e dinamicità.” Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Occupational Health Psychology, “l’adattamento alle tecnologie in rapida evoluzione richiede non solo competenze tecniche, ma anche resilienza psicologica”.
Esempi di interventi correttivi
- Prevenzione primaria: ridurre l’esposizione alle fonti di tecnostress, ad esempio implementando policy di ‘diritto alla disconnessione’ e promuovendo pause regolari dallo schermo.
- Prevenzione secondaria: aumentare la consapevolezza e le competenze dei lavoratori attraverso corsi di formazione specifici sull’uso efficace e salutare della tecnologia.
- Prevenzione terziaria: mitigare gli effetti negativi già manifestati, offrendo consulenze psicologiche e programmi di riabilitazione per chi soffre di burnout digitale.
Per approfondire, consulta il documento originale della CIIP, che fornisce anche casi studio di aziende che hanno implementato con successo queste misure, mostrando un miglioramento significativo nel benessere dei dipendenti e nella produttività aziendale.
📖 Fonte e approfondimenti: Questo articolo è basato su contenuti di settore specializzati. Per consultare la fonte originale e ulteriori dettagli tecnici, puoi visitare: l’articolo di riferimento su PuntoSicuro