Le donne e le patologie muscoloscheletriche: criticità e diseguaglianze nel mondo del lavoro
Un eBook approfondisce le patologie muscoloscheletriche nelle donne lavoratrici, evidenziando dati, incidenza e mancata prevenzione. Nonostante i progressi verso l’equità di genere, le disuguaglianze nella tutela della salute persistono. Le donne, infatti, rappresentano una percentuale significativa dei casi di disturbi muscoloscheletrici, con un’incidenza particolarmente alta in settori come l’assistenza sanitaria, la pulizia e l’industria tessile. Questi settori sono caratterizzati da movimenti ripetitivi, sollevamento di pesi e posture scomode, fattori che aumentano il rischio di sviluppare tali patologie.
Diseguaglianze di genere nella salute lavorativa
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro segnala che le donne affrontano lavori meno professionali e guadagnano il 23% in meno. Inoltre, l’approccio neutrale nella scienza non considera lo specifico femminile. Un esempio lampante è la progettazione di attrezzature e postazioni di lavoro, spesso pensate per il corpo maschile, trascurando le differenze anatomiche e fisiologiche delle donne. Questo può portare a un maggiore affaticamento e a un aumento del rischio di lesioni. Uno studio pubblicato dal European Agency for Safety and Health at Work sottolinea come le donne abbiano il 40% in più di probabilità di sviluppare disturbi muscoloscheletrici rispetto agli uomini, a causa di queste disuguaglianze strutturali.
Patologie muscoloscheletriche: una questione di genere
Le donne sono più esposte a malattie come la sindrome del tunnel carpale e l’ernia discale lombare, spesso sottostimate e non attribuite al lavoro. I dati Inail mostrano un tasso di riconoscimento inferiore per le donne, con solo il 30% dei casi riconosciuti come malattie professionali, rispetto al 70% degli uomini. Questo divario è particolarmente evidente nel caso delle lavoratrici del settore sanitario, dove le donne rappresentano la maggioranza della forza lavoro ma vedono riconosciute solo una minima parte delle loro patologie. Un caso studio riportato da Occupational Medicine evidenzia come le infermiere abbiano un rischio doppio di sviluppare la sindrome del tunnel carpale rispetto ai loro colleghi maschi, a causa delle attività ripetitive e dell’uso frequente di strumenti non ergonomici.
Prevenzione e riconoscimento: le criticità
Nonostante la prevenzione sia possibile, i numeri rivelano diseguaglianze di genere e mancata attuazione. Le aziende preferiscono aumentare la produttività piuttosto che alleggerire i carichi di lavoro. Ad esempio, l’introduzione di sollevatori meccanici negli ospedali potrebbe ridurre significativamente il rischio di ernie discali tra le infermiere, ma la loro adozione è ancora limitata. Una ricerca condotta dal National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) dimostra che interventi ergonomici semplici, come la regolazione dell’altezza delle scrivanie o l’uso di sedie ergonomiche, possono ridurre l’incidenza di disturbi muscoloscheletrici fino al 50%. Tuttavia, queste misure sono spesso ignorate, soprattutto nei luoghi di lavoro a prevalenza femminile.
“La compatibilità con la produttività va considerata una volta soddisfatto il diritto universale alla salute.”
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