Formazione ed educazione: come migliorare le capacità decisionali in sicurezza sul lavoro
Una reale prevenzione in materia di salute e sicurezza richiede anche un’educazione dei lavoratori per migliorare la capacità di decidere in autonomia. Un contributo di Alessandro Mazzeranghi, intitolato “Informazione, formazione ed “educazione”: obiettivi da condividere”, introduce un concetto molto importante per l’efficacia delle strategie di prevenzione, anche come riflessione successiva al nuovo Accordo Stato-Regioni in materia di formazione. Introduce il concetto di “educazione” connesso alla importante capacità di decidere in autonomia, “un elemento essenziale di ogni mansione lavorativa, ovviamente con dei limiti precisi”. È possibile insegnare a decidere? Sì, attraverso metodologie didattiche innovative come l’apprendimento basato su scenari reali, che permettono ai lavoratori di affrontare situazioni complesse in un ambiente controllato, migliorando così la loro capacità di giudizio e decisione.
Le fasi necessarie per prendere decisioni autonome in materia di sicurezza sul lavoro
Abbiamo suddiviso il contributo di Mazzeranghi in due parti. La prima parte – pubblicata nell’articolo “ Informazione, formazione ed “educazione”: obiettivi da condividere” – ha introdotto il tema raccontando come all’informazione e formazione si debbano affiancare altri “insegnamenti” per portare alla capacità di assumere responsabilità decisionali. Ad esempio, l’utilizzo di simulazioni di emergenza può aiutare i lavoratori a comprendere meglio le conseguenze delle loro azioni, rafforzando così la loro autonomia decisionale in situazioni critiche.
Fase 4: identificazione di pericoli e rischi
La ritengo la fase più “delicata” perché se non identifichiamo un pericolo/ rischio, inevitabilmente allo stesso non verrà prestata alcuna attenzione nelle fasi successive; è, inoltre, la fase più difficile perché richiede a chi progetta le attività una capacità “previsionale” forte che non sempre si trova; purtroppo esistono soggetti estremamente capaci e competenti per tutti gli altri aspetti, che però sono superficiali nel considerare pericoli e rischi. Un esempio pratico è l’identificazione del rischio di caduta in un cantiere edile, dove non solo è necessario considerare l’altezza di lavoro, ma anche fattori come le condizioni meteorologiche o lo stato di usura delle attrezzature.
Fase 5: stima e valutazione dei rischi
Già esclusi i percoli protetti adeguatamente senza la necessità di misure aggiuntive, si tratta di ragionare sulla gravità più alta possibile in relazione al pericolo individuato. I pericoli che divengono rischi effettivi solo in caso di attività abnormi da parte del personale devono, a mio avviso, essere citati esplicitamente perché situazioni di fretta, o di risultati insufficienti, potrebbero condurre a quei comportamenti abnormi che dovrebbero essere assolutamente esclusi. Ad esempio, nel settore chimico, la mancata valutazione del rischio di reazioni indesiderate durante la miscelazione di sostanze può portare a incidenti gravi, sottolineando l’importanza di una valutazione accurata e dettagliata.
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